Carissime compagne, cari compagni,
quando una storia è al punto di svolta conviene fermarsi a riflettere. Mai
decisioni affrettate. Coinvolgere chi è stato con te per poi assumersi tutte le
responsabilità pensando al futuro della comunità. Questo si deve fare. Per
questo motivo c’è stato ritardo nelle comunicazioni. E me ne scuso.
‘Chi è stato con te’ ha vestito diversi cappotti: quelli che hanno
costruito la memoria di un secolo, noti ed ignoti, dai 'morti di Bava' - così
li chiamavano gli avi – al Nenni che legge l'Avanti nel poster gigante
incorniciato sopra la mia scrivania, alla foto di Bettino con un pugno di
garofani in mano in non so quale congresso fino a chi, ieri mattina, ti ha
salutato per strada dicendo: 'Ci sono' oppure ti ha criticato ma c’è e c’è
stato.
E’ a loro che dobbiamo una risposta. Compreso chi ti offende, chi si
dichiara socialista ma vota stabilmente a destra, chi impartisce lezioni
faticando in rete ma avendo smarrito anche l’indirizzo della sezione. E infine
a quanti hanno dimenticato che il 1992 non è stata un’annata da conservare e
che il 2008 è un fantasma che ancora ci insegue.
Vent'anni buttati.
Abbiamo vissuto anni difficili. E' tramontata la repubblica dei partiti e
si è affermata la repubblica del populismo e degli uomini soli al comando.
Un'Italia trafitta da crisi profonde, ai margini dell'Europa che decide,
fragile e senza la certezza di una missione condivisa è la nazione che ci è
stata consegnata.
Un nuovo inizio è possibile purchè prevalga il bene comune e il quadrilatero
chiamato a presidiare la Terza Repubblica venga costruito attorno a inclusione,
libertà, etica della responsabilità, coraggio.
Sono questi i temi cari alla cultura e alle azioni che hanno consentito al
socialismo italiano di rendere il nostro Paese più civile e più libero. Roba
vecchia, leggo dietro ad alcune affermazioni del professor Monti. Sarà! ma nel
mondo, ovunque nell'universo mondo, il confine tra destra e sinistra passa
proprio lungo quella linea.
Celebrando i centoventi anni dalla nostra nascita, anche agli avversari è
apparso evidente il contributo scritto dai socialisti nella trasformazione
dello stato e nel progresso italiano. Nessuna rilevante riforma del XX secolo è
diventata legge senza di noi. Le tutele nel lavoro, l'allargamento dell'istruzione,
le fondamenta del welfare e la valorizzazione dei diritti individuali sono alla
testa di un processo di rinnovamento che senza l'attività politica e la
caparbietà parlamentare del PSI non si sarebbe affermato.
Vale per noi quanto Voltaire scrisse per sé: 'Ho fatto un po' di
bene. E' la mia opera migliore'.
La fine del ciclo berlusconiano e la dura lezione imposta dalla
globalizzazione hanno creato le condizioni per voltare pagina anche in Italia.
Era l'ora!
Ogni fine coincide con un inizio. A condizione che un orgoglio smisurato
non ti faccia compiere errori irreparabili.
Siamo stati assenti per un'intera legislatura dalle due Camere. E' lì che
dobbiamo tornare. In omaggio alla buona storia d'Italia che abbiamo fatto e
soprattutto per dare corpo a proposte che potrebbero renderla migliore.
Cinque anni fa, il PSI rischiava di morire.
Senza un manipolo di parlamentari, senza finanziamento pubblico, senza
linea politica dopo la sconfitta della 'Costituente Socialista', senza un
organo di stampa, senza alleanze.
Abbiamo trovato il deserto. Abbandonati pressochè dall'intero gruppo
dirigente, il tesseramento non ancora avviato, un bilancio economico che ci
dava ossigeno soltanto per quattro mesi.
Una vita intera impressa sull'etichetta di uno yogurt. A scadenza.
Restare in piedi non è stato facile, eppure siamo vivi. Tesseramento in
regola (Nenni ricordava spesso che 'chi non è iscritto non è socialista')
e bilancio trasparente, il primo ad essere stato certificato da una società
esterna; Mondoperaio e l'Avanti della Domenica pubblicano, l'Avanti on line sta
crescendo con il suo salvadanaio di lettori; la linea politica che ci siamo
dati nei Congressi di Montecatini, di Perugia e di Fiuggi è risultata vincente
per l'intera sinistra riformista: fuori dalla coalizione Di Pietro e la
sinistra radicale, apertura ai moderati; un accordo a tre siglato con la 'Carta
d'Intenti' attorno a cui nascerà il governo dell'Italia.
Ragione e passione nei momenti decisivi.
So bene che la strada maestra si identificava con la presentazione di una
lista socialista. Era già stata imboccata con decisione.
L’arrivo di Monti e la tendenza della variegata area cattolica di centro a
mantenere le mani libere hanno modificato d'un tratto il quadro politico.
Ho sempre pensato che per i partiti piccoli il rischio possa nascondersi
nell'ultimo miglio. Temibile. Per una ragione: se cambiano le regole del gioco
oppure se a cambiare è il gioco, non hanno la forza necessaria ad opporvisi. E'
già successo. Poche settimane prima delle elezioni europee 2009 la legge
elettorale è stata modificata. In un colpo i partiti medio-piccoli sono stati
privati della possibilità di eleggere e, assenti dalle due Camere com'erano,
non hanno potuto organizzare nessuna difesa.
Noi non abbiamo santi né in paradiso né altrove.
Siamo noi e basta. Con i calli di un secolo.
La nostra valutazione l’hanno fatta anche altri. Rifondazione, Comunisti
Italiani, Verdi, Italia dei Valori, Api, Mpa non si presenteranno con le loro
insegne ma saranno ospiti di partiti nuovi o, peggio, ospitati da singoli
protagonisti alla ribalta.
Non me lo auguro ma potremmo essere gli unici tra tutti questi ad eleggere.
Abbiamo iniziato a percorrere il nostro ultimo miglio una ventina di giorni
fa quando, formatasi la lista 'Centro Democratico' (Tabacci, API, Mpa, ex Idv,
alcune liste civiche) apparentata al PD, ci siamo posti la domanda: lista
socialista o alleanza elettorale col PD.
Centro Democratico, nei sondaggi, ha una forza simile alla nostra. La legge
elettorale prevede che solo una delle due possa avere accesso al parlamento.
Hic Rodhus, hic salta.
Tutti gli organi di partito chiamati a decidere, compagni che sono stati
ministro, direttore dell’Avanti, dirigenti del vecchio partito con cui mi sono
confrontato, a larghissima maggioranza hanno valutato il rischio troppo alto e
si sono espressi per un accordo elettorale. Perchè fallire la prova avrebbe
significato chiudere il libro iniziato a Genova in un mese d'agosto di fine
ottocento.
E' il libro che io non intendo chiudere.
Troppe pagine ancora da leggere, troppe pagine ancora da scrivere.
Il futuro è in una missione.
Capisco chi ha cuore e non si piega all’Italia che cambia. Ma non possiamo
comportarci come i reduci di Salò, naufraghi in un mare di cui avevano smarrito
la bussola.
La maggioranza dei nostri militanti ha vissuto gli anni che, ragazzo, ho
vissuto anch’io. Autonomismo socialista, riformismo di Craxi capo del governo e
di Pertini capo dello stato, meriti e bisogni, una sinistra moderna, europea.
Ci siamo innamorati di una storia bella. Bella perché eravamo dalla parte
giusta. Non tolleriamo che l’aver avuto ragione sia oggi testimoniato da un
piccolo partito. Giudichiamo inaccettabile questa verità, un torto della storia
che abbiamo sempre servito dalla parte giusta.
La presentazione di una lista comune è il timbro su una alleanza. Punto e
basta.
Alleati col PD ma con la nostra libertà politica.
Con una frontiera comune in Europa, quella del socialismo e della
socialdemocrazia.
Con un leader socialista condiviso da eleggere, nel 2014, ai vertici
dell'Unione.
Ci sarà una nutrita delegazione socialista alle Camere. Altre energie le utilizzeremo al governo e al partito fino dalla prossima
primavera.
Autonomia organizzativa nell’attività parlamentare e indipendenza nelle
iniziative politiche.
Un ‘patto di consultazione’ a significare la piena libertà dei due partiti.
La richiesta di battezzare il gruppo ‘Democratici e Socialisti’ come al
Parlamento Europeo.
In alcuni collegi senatoriali, liste socialiste per aiutare la sinistra a battere la destra.
Liste socialiste anche nelle regioni al voto (Lazio, Lombardia, Molise).
L’intesa elettorale con il PD nasce dalla spinta del PSE ed è favorita dal
cammino intrapreso da Bersani. Dal partito a vocazione maggioritaria con il
pantheon ambiguo di Veltroni a un rapporto stretto con la casa socialista
europea nel rispetto reciproco.
La presenza in Parlamento è l’ultimo mattone nella ricostruzione del
partito.
Qualcuno ha scritto che abbiamo fatto un accordo per le seggiole. Già, ma
senza ‘seggiole’ le idee non diventano leggi. E abbiamo preteso quanto ci
spettava, nulla di meno. Il giudizio si dà alla fine. Sul lavoro che verrà
fatto. Sui risultati.
Nel 2008 dissi ‘no’ alla proposta di fare il capolista in Toscana. La proposta
veniva dal PD. Ho fatto il candidato nella nostra lista. Sconfitto. Bene così.
In ogni altra elezione ho sostenuto candidati socialisti imposti dalla
Segreteria Nazionale.
Il parlamento l’ho conosciuto solo con i miei voti di preferenza, in Italia
e in Europa.
So bene quanto contino i numeri ma il valore più grande consiste
nell’opportunità che la nostra delegazione avrà di far conoscere ai cittadini
idee per anni avvolte dal silenzio. Dunque, un patto con i socialisti e un
patto con gli italiani. Pronto a spiegare a chi sostiene la tesi
dell’ammainabandiera. Come e quando vorrà. Mai temuto il confronto con chi si
impegna, con chi è mosso da una passione. Mi spaventano invece il velleitarismo
e i chiacchieroni di mestiere, quelli dell’ “armiamoci e partite”, quelli che
cinque anni fa inneggiavano alla lista socialista e poi non la votarono ( in
alcuni comuni, più alto il numero degli iscritti rispetto ai votanti!).
Rappresenteremo la cultura laica, altrimenti assente, e legheremo il nostro
nome a leggi che valorizzino i diritti della persona. Ci impegneremo a
riformare il finanziamento ai partiti vincolandolo al rispetto dell’art. 49
della Carta: chi è in regola si, chi non è in regola no.
Presenteremo come primo atto una proposta di legge che istituisca una
‘patrimoniale’ sulle grandi ricchezze tale da abbattere la pressione fiscale
sui redditi medio bassi e da abrogare l’Imu sulla prima casa.
Queste le priorità. Le altre ci sono state indicate dalle nostre ‘Primarie
delle idee’ di sabato scorso.
Dopo le elezioni si terrà il congresso. All’insegna di un profondo
rinnovamento locale e nazionale.
Solo una condizione. La ricordo a ciascuno di noi citando una frase scritta
da Anna Kuliscioff nel 1926, un commento alla crisi socialista dei quattro anni
precedenti: ‘ Vi voglio confidare un segreto. Sapete perché le folle non ci
hanno più seguito? Non date retta a tante spiegazioni storiche o economiche.
C’è una sola ragione. Abbiamo sofferto troppo poco. Un partito non può vivere
di usufrutto su qualche anno di prigionia accantonato prima del 1900’.
Analisi fredda, spietata e in larga parte giusta. Valida anche per noi.
Riposare sul passato fa inaugurare i musei. E basta.
Roma, lì 11 gennaio 2013
RICCARDO NENCINI