lettera pubblicata oggi 11 luglio 2014 sulla Gazzetta di Mantova
Vorremmo
commentare la lettera di Giovanni Buvoli, capogruppo Pd e collega consigliere
in comune a Mantova, pubblicata sulla Gazzetta di Mantova il 4 luglio u.s., che
ha il pregio di indicare alcune idee a partire dalle quali costruire un
programma, a cui i socialisti vogliono contribuire, prodromo indispensabile per
formare un’alleanza credibile di formazioni politiche locali di centrosinistra in
grado, nella primavera del 2015, di riprendere le redini del governo della
città, dopo cinque anni di limbo.
Abbiamo
aggregato i numerosi punti programmatici elencati in quattro aree che esporremo
in ordine crescente di possibilità di essere realizzati in un mandato
legislativo, o poco più.
1) Le politiche di sostegno al credito
delle piccole aziende, la cultura come investimento produttivo di ricchezza,
l’aumento di eventi per rivitalizzare il centro cittadino (già oggi molto
numerosi, semmai da qualificare in futuro e non da moltiplicare), wi-fi libero
ed esteso, il risanamento dei laghi, i collegamenti con le mete limitrofe del
turismo internazionale e il miglioramento dei collegamenti del capoluogo rientrano
nella grande famiglia dei problemi affrontabili e risolvibili “se ci sono
risorse e, se non ce ne sono, da trovare e, se trovate, da utilizzare con
criterio”. Risorse ben inteso non egualmente ingenti per ogni problema, ma pur
sempre necessarie a dar corpo a ogni buona intenzione. Ecco allora che all’elenco
dei desiderata, deve essere allegato quello delle possibili fonti
d’approvvigionamento (pubblico, privato, misto, ecc.), perché non si perdano
nel libro dei sogni del passato, inseribili ovvero in qualsiasi programma
elettorale presente o futuro. Uno sforzo comune per individuarle può essere
fatto, nella consapevolezza però che i progetti insostenibili debbano essere subito
abbandonati (ricordate il tunnel sotto il lago?).
2) Aggiungiamo che lo sfruttamento dello
“Sblocca Italia” per fare opere pubbliche prioritarie e la collaborazione con
l’università locale per incentivare la ricerca, abbisognano anche di una forte
capacità dei centri decisori locali di incidere nelle scelte di quelli situati a livello superiore (Regione e Stato). Delusi dall'inconcludente incidenza
dell’attuale amministrazione di centro destra sulle scelte della giunta
regionale lombarda, si può sperare che, in tempi di vacche renziane, si possa
ripristinare un proficuo legame del centro sinistra locale con il potere
centrale, nel tempo indebolitosi, per un riavvicinamento sincero, ripetiamo
sincero, e un riallineamento convinto, ripetiamo convinto, della classe
dirigente del Pd locale al mandato rivoluzionario del leader optimo maximo.
3) Per quanto riguarda la riduzione dell’imposizione
fiscale locale (addizionale Irpef e Tasi) al fine di agevolare l’insediamento
di nuove imprese e la residenzialità dei privati, soprattutto negl’immobili
sfitti, intenzione lodevole, appartenente a quell’ambito esclusivo delle azioni
che può fare un’amministrazione locale, senza dover chiedere conto, piangendo
miseria, a quella centrale, dubitiamo che la sua effettiva ricaduta economica sia
sufficiente a spingere il cittadino imprenditore o capofamiglia a prendere
dimora nel nostro magnifico territorio urbano o sub-urbano. Crediamo invece che
lo stimolo nasca, se può contare su costi di utenza energetica calmierati che, alla
potente TEA, l’oggi suo imbelle socio di maggioranza fatica a imporre.
Lasciando spirare un fresco vento “renziano” a spazzare la polvere depositatasi
negli anni sulle scrivanie della multiutility, il Comune di Mantova, come il
PSI invoca da tempo, potrebbe riacquistare il suo ruolo di decisore de iure, dopo
averlo affidato nel tempo, al volere de facto, dei numerosi CdA e dirigenti
derivati.
4) Arriviamo infine al nodo centrale di
un condiviso new deal riformista mantovano: la costruzione della Grande Mantova
che, per i socialisti, sarà questione dirimente nella prossima campagna
elettorale per pattuire consistenti alleanze, non per lifting amministrativo ma
finalmente per poter attingere a risorse vere, oltre il patto di stabilità, che
la fusione fra comuni consente di derogare. Per passare rapidamente dalle
parole ai fatti, qualora s’instauri a Mantova nel 2015 un governo di centro
sinistra, bisogna subito che il comune del capoluogo si unisca a quelli di San
Giorgio e Porto Mantovano, oggi amministrati da forze assolutamente
riconducibili all’ortodossia del Pd (e dichiarazioni pubbliche e
inequivocabili, in tal senso, auspichiamo siano pronunciate dai sindaci
Morselli e Salvarani), senza rincorrere a ipotesi di armate brancaleone, con
tutti i comuni dell’hinterland e oltre, o ancor peggio insistendo in ipocrite e
diversive unioni di servizi o funzioni amministrative. Solo così, come indica Buvoli nella sua lettera, sarà possibile
creare un vero assessorato alle attività produttive operante su un distretto
produttivo, allargato a un area ampia e quindi di maggiore interesse per l’intera
provincia e i territori limitrofi.
Da ultimo,
riteniamo non sia interessante inserire nel prospetto programmatico, ancora una
volta, l’annoso problema delle sinergie fra Aspef e Mazzali, operanti già da
anni in una condizione di forte e produttiva collaborazione, che non può
evolvere in quello di fusione fra i due enti, salvo l’Aspef non si trasformi in
una fondazione, non potendo il Mazzali, convertire il proprio stato giuridico
in uno più penalizzante in termini operativi e fiscali dell’attuale.
Enrico Alberini ed Enrico Grazioli
consiglieri PSI Comune di Mantova
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